Consiglieri regionali PD: “Sui test rapidi è la Regione a fare confusione. Basta divulgare inesattezze, nei contesti sanitari devono essere effettuati i tamponi molecolari”

Pubblicato da il 13 Gennaio 2021
“Basta fare show in conferenza stampa e divulgare inesattezze, a Zaia chiediamo rispetto per chi opera nel sistema sanitario e per i cittadini. La Regione interpreti correttamente la circolare del ministero della Salute: è messo nero su bianco che in contesti sanitari vanno utilizzati i tamponi molecolari, ricorrendo ai test antigenici rapidi, preferibilmente di terza generazione, solo dove è impossibile fare altrimenti. Questi tamponi, comunque hanno una precisione simile, che in italiano corrente non significa identica, ai molecolari; lo diciamo agli esponenti della Lega che ci attaccano, facendo confusione, per difendere l’indifendibile”. È quanto affermano in una nota i consiglieri regionali del PD Veneto con la vicepresidente della commissione Sanità Anna Maria Bigon, il capogruppo Giacomo Possamai e i colleghi Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis, replicando alle dichiarazioni di alcuni esponenti della maggioranza e contestando le scelte della Regione. 
 
“I documenti vanno letti nel giusto modo, non per portare acqua al mulino della propaganda: la circolare ribadisce che non si può utilizzare il test antigenico rapido di prima e di seconda generazione come metodo base per la biosorveglianza del personale sanitario, effettuando poi il molecolare solo in caso di positività. Anche perché il vero pericolo sono i falsi negativi e, con un margine di errore fino al 30% il rischio di far scoppiare nuovi focolai è elevatissimo, con conseguenze drammatiche soprattutto in ambienti con soggetti fragili”.
 
“A quanto ci risulta, inoltre, i nuovi test sono utilizzati soltanto da un mese e neanche in tutte le Ulss venete, nella Scaligera per esempio ci sono ancora quelli di prima generazione  – aggiungono i rappresentanti del gruppo dem annunciando anche un’interrogazione – Vogliamo perciò che venga fatta finalmente chiarezza sui dati, sul reale impiego dei tamponi rapidi nelle strutture sanitarie e sociosanitarie, come continuiamo a chiedere da tempo: la Regione smetta di comportarsi come un giocatore di poker, perché in questo caso la posta in palio è la vita dei cittadini”.