IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 9 Gennaio 2021

Una nuova casa per i democratici veronesi


Come dovremmo chiamare l’invasione del Campidoglio di Washington, il parlamento nordamericano, da parte dell’ultradestra che mercoledì scorso è riuscita ad interrompere la proclamazione del nuovo presidente degli Stati Uniti? A botta calda alcuni commentatori italiani hanno scomodato il colpo di stato in Cile del ‘73, trascurando però la sproporzione di mezzi che allora videro spiegare anche i bombardamenti aerei.  Altri hanno parlato di gazzarra o di bravata, che tuttavia non spiega la mancanza di reazione della polizia e le contemporanee manifestazioni trumpiste nel resto del semi-continente americano. Il neopresidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato di insurrezione, che è il termine più corretto per inquadrare la fattispecie,  ma che forse non individua il piano dello scontro su cui giocano queste formazioni che, non essendo ancora in grado di portare veri e propri attacchi, al momento si accontentano di scorribande e di sfregi alla democrazia.

Possiamo intravvederli bene nel  piccolo laboratorio dell’ultradestra veronese cosa sono:  le ritorsioni contro intellettuali non allineati e la rivalutazione del fascismo e del razzismo e l’agibilità politica concessa a gruppi che sostengono queste teorie;  sono le mozioni discriminatorie nei confronti di donne, omosessuali e migranti; lo è stato il sedicente Convegno mondiale della famiglia organizzato in collaborazione con Brian Brown, presidente dell’Organizzazione mondiale per le famiglie, vicino a Steve Bannon, ex consigliere di Trump e teorico del sovranismo; è la strumentalizzazione delle sofferenze degli esercenti che a novembre sono state prese a pretesto per tentare un assalto violento alla Prefettura. 

Sono  tutto questo ma non solo: è anche e soprattutto lo svuotamento delle politiche pubbliche,  che in ogni campo e ad ogni livello si limitano alla gestione dell’esistente senza dare uno sbocco ed una direzione alla democrazia della nostra città e dei nostri territori. Questo sia per incapacità sia perché l’obiettivo prioritario della nuova destra populista e sovranista è demolire prima ancora che costruire.

La Verona democratica ha gli anticorpi per opporsi a questa deriva, lo dimostrano le ormai 9 mila firme raccolte da Natale dalla petizione contro la revoca della cittadinanza onoraria a Saviano; la capacità di mobilitazione dei cittadini sui temi ambientali e della vivibilità dei quartieri; la vitalità dell’associazionismo veronese; la stessa lotta sindacale dei lavoratori Amia che spinge l’amministrazione a fare i conti con il futuro di questa azienda pubblica e del servizio.

Come centrosinistra veronese dovremmo trovare la strada comune per dare uno sbocco istituzionale a queste istanze di democrazia e di sviluppo. Perché al mondo progressista veronese serve un progetto comune, prima ancora che un “papa straniero”. Le prese di posizione di alcune piccole parti del centro sinistra, assunte solo per distinguersi o, peggio, per mettere in difficoltà altre forze dello stesso campo (anziché pensare a strategie per mettere in difficoltà il campo politico avverso) dimostrano quanto lunga sia ancora la strada da compiere. 

“I tre elementi essenziali per ottenere qualsiasi cosa valga la pena avere sono: primo, duro lavoro, secondo, perseveranza, e terzo, buonsenso”  (Thomas Edison). Noi del PD siamo tenaci e perseveranti;  non rinunciamo a lavorare per costruire un progetto realizzabile che possa dare a Verona una speranza di cambiamento.  Lutero ha detto: “Anche se sapessi che domani il mondo andrà in pezzi, vorrei comunque piantare il mio albero di mele”. Bisogna crederci e credere di farcela. Ma nessuno può farcela da solo.
 
Maurizio Facincani
Segretario Provinciale PD Verona