Questione sicurezza: l’ordine pubblico faccia “sistema”

Pubblicato da il 17 Novembre 2016 0 Commenti

Possiamo comprendere lo sconforto del Sindaco difronte a comportamenti recidivi di singoli delinquenti o sbandati che minano profondamente il senso di sicurezza dell’intera cittadinanza, tuttavia Verona non è un far-west che richieda poteri speciali a fronte di situazioni straordinarie. Più semplicemente, la nostra è una grande città in cui, come tutte le altre grandi città, i problemi si presentano sempre in forme complesse, e le emergenze nascono quando alla base mancano sistemi e reti in grado di monitorarli, intercettarli e se, possibile, anche prevenirli.
In questo senso i raid sporadici contro questa o quella forma di malcostume o comportamento scorretto sono assolutamente insufficienti. Lo abbiamo visto in questi anni. Anche l’impiego dei militari si è rivelata ovunque un’arma spuntata in quanto priva di veri poteri nel mantenimento dell’ordine pubblico e con solo scopo di deterrente.
Il sistema della sicurezza a cui dovremmo ambire dovrebbe poggiare su tante gambe: prima di tutto il tavolo prefettizio della Sicurezza che è il soggetto titolato a mettere in campo strategie e risorse; poi una rete con le istituzioni scolastiche in grado di monitorare anche i fenomeni di bullismo e devianza minorile; il vigile di quartiere, per istituire il quale giace in Consiglio dal maggio scorso una nostra mozione appoggiata anche da tanti esponenti della maggioranza; la collaborazione con il volontariato, che in questo periodo di inizio del grande freddo sta facendo cose eccezionali per prevenire la marginalità estrema di quanti vivono per strada.
Come aveva messo in rilievo il rapporto della Prefettura per il 2015, paura e insicurezza colpiscono i soggetti più esposti come anziani e donne. Occorre dunque trovare gli strumenti più adatti per intervenire con misura e competenza sui singoli aspetti del problema.

Consiglieri Comunali Pd Eugenio Bertolotti e Damiano Fermo