Taglio degli stipendi alla Fondazione Arena: gestione alla canna del gas

Pubblicato da il 12 Novembre 2015 0 Commenti

L’avevamo detto e ripetuto: nei piani della Fondazione Arena di rilancio non c’è neanche l’ombra, ci sono soltanto i tagli. E quelli applicati oggi agli stipendi dei dipendenti lo conferma in maniera inconfutabile. Ciò che più ci preoccupa di questa misura draconiana, mai menzionata nel piano industriale da noi visionato; assunta senza alcun confronto preventivo con il consiglio comunale e le parti sociali e che volutamente ignora che il costo del personale a Verona è tra i più bassi tra tutte le fondazioni lirico-sinfoniche italiane, riguarda lo stato reale dei conti della fondazione Arena che debbono essere di gran lunga peggiori del previsto.

E’ il modello aeroporto: i vertici malgovernano allegramente per anni, durante i quali hanno pure la faccia tosta di millantare risultati di gestione strabilianti, e poi scaricano i costi delle proprie incapacità sui lavoratori una volta arrivati alla canna del gas.

Nemmeno una parola sui reali buchi neri delle gestioni recenti: museo Amo, Arena Extra, un cartellone ripetitivo e senza novità, una stagione invernale che non decolla. Ribadiamo la profonda iniquità della scelta: disdire l’integrativo, che contiene anche il premio incentivante, equivale a dire ai lavoratori che hanno svolto male il loro compito, mentre sappiamo tutti che le responsabilità partono dall’incapacità dei vertici. Com’è possibile allora affidare il rilancio della Fondazione a chi per anni l’ha gestita portandola a questo risultato fallimentare?

Noi vogliamo cambiare questo modello di gestione, degno di una qualche sedicente repubblica centro-asiatica più che di una democrazia moderna. Il meccanismo di rilancio della Fondazione Arena deve essere in grado di mettere insieme più soggetti direttamente coinvolti non solo attraverso l’elargizione dei fondi ma nell’ottica di un progetto complessivo capace di mobilitare le migliori forze culturali e artistiche della città. Per dirne una: l’Accademia delle Belle Arti nei suoi corsi di scenografie va a fare gli stage a Trento perché presso la Fondazione non ha avuto modo di inserire i propri studenti. Poi si ragioni sugli sprechi, ma a cominciare dalla produttività di vertici e dirigenti.

Michele Bertucco ed Eugenio Bertolotti
consiglieri comunali PD

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