Veronella, la Corte del Palladio aspetta il miracolo

Pubblicato da il 24 Marzo 2015 0 Commenti

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“Pellegrinaggio a Medjugorje. Con minibus max 8 persone 4 giorni e 3 notti tutto compreso”. Così si legge sul manifesto affisso alla porta del palazzetto del 1700 di Corte Grande, a Veronella, nel veronese. Dall’esterno del complesso, celebre per la presenza delle barchesse realizzate su progetto di Andrea Palladio nel XVI secolo, a colpire è l’abbandono. Dentro la Cucchetta o Corte Grande si fa fatica a riconoscere le architetture sviluppatesi intorno al primo nucleo abitativo di Cucca, nome originario della Veronella dei primi anni del Novecento.

Dalla primitiva fortezza, realizzata intorno al 1000, attraverso il passaggio agli Scaligeri e, nel 1382, ai Conti Marassi di Serego, la proprietà si è ingrandita. Includendo nel recinto merlato, oltre alle costruzioni, anche un ampio terreno. L’intervento più significativo nel 1775, quando una parte del castello fu trasformata in palazzo e scomparve l’ultima torre. Dopo, solo ordinaria manutenzione. Fino alla fine degli anni Novanta, quando è scomparso l’ultimo dei Serego ed è iniziato il declino.

Anche se nel 2003 la struttura si mostrava ancora utilizzabile per ospitare la celebrazione dell’anniversario del cambio del nome del paese. Poi più niente. Così é crollata una parte del tetto delle barchesse, si sono staccati pezzi di intonaco e di muratura, le erbe infestanti e gli alberi hanno pregiudicato la stabilità di alcune porzioni della struttura. Il terremoto del 2012 ha aggravato le condizioni del complesso. La mobilitazione popolare per salvare Corte Grande è stata forte.

Gli abitanti di Veronella e dei comuni limitrofi hanno fatto sì che nel censimento FAI dei “Luoghi del cuore” 2012 il sito ottenesse 10.920 voti, classificandosi al 19 posto a livello nazionale. L’Istituto Regionale Ville Venete, Italia Nostra e il Collegio dei Geometri veronesi hanno collaborato a diverse iniziative a tutela della Corte. Finora inutilmente. Ostacolo insormontabile la proprietà, privata.

“Non lasceremo nulla di intentato”, afferma Graziana Tondini, instancabile motore del gruppo “Salviamo Corte Grande”. In attesa che qualcuno si faccia concretamente vivo, forse meglio tentare con un viaggio in uno dei luoghi della speranza cristiana.

Manlio Lilli
archeologo

 

*articolo apparso su Il Fatto Quotidiano, per la rubrica di Manlio Lilli “Patrimonio all’italiana”, in data 18 marzo 2015
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