La morte di una città

Pubblicato da il 6 Febbraio 2015

Dopo la bocciatura del cimitero verticale a San Michele ora spunta l’ipotesi di un suo “trasloco” alla Marangona. L’impressione è che la città non riesca più ad uscire dal vortice “depressivo” che la attanaglia ormai da troppi anni. Quella del cimitero verticale è soltanto una delle tante idee che poco o nulla hanno a che vedere con la costruzione di un futuro di questa città. Pensiamo ad esempio a come siamo riusciti a cancellare cento anni di gloriosa storia dei Magazzini Generali, passando prima dal Polo Finanziario, poi ad un parcheggio ed infine ad un supermercato. Per non parlare della “Ghiacciaia”, esempio unico al mondo di archeologia industriale che da possibile straordinario polo culturale sta per diventare un ristorante.

Se governare una città richiede anche la capacità di negoziare con i privati, è necessario non smarrire mai il filo conduttore dell’interesse collettivo generale che, per non cedere alle distrazioni del momento, va delineato alla luce di un’immagine condivisa di futuro. Se le politiche di trent’anni fa che vedevano l’area della Marangona come un nuovo Polo dell’innovazione hanno fallito, la città non può perdere l’occasione di sviluppo di quest’area, che – ricordiamolo – è per lo più in mano pubblica, trattandola come fosse una ‘discarica’, dove ci può stare di tutto, da un ipermercato ad un grattacielo della morte!

Penso che la città e i suoi cittadini meritino ben altro. Per la sua posizione strategica la Marangona potrebbe, ad esempio, ospitare la nuova stazione Av che interseca i due corridoi europei, e che potrebbe essere facilmente connessa con l’aeroporto e con il centro città passando per la fiera. La Marangona otterrebbe così un’accessibilità straordinaria, diventando una sorta di hub, di polo dei servizi di riferimento per l’intero Triveneto. In questo quadro potrebbe inserirsi anche l’ipotesi per un nuovo stadio con tutti i servizi connessi, aprendo così nuovi scenari di riqualificazione per lo storico quartiere dello Stadio.

Come si vede, le opportunità per le iniziative private non mancherebbero. Ma sarebbero felicemente collocate all’interno di una visione di città proiettata nel futuro, in grado di rispondere al pubblico interesse inteso non soltanto in termini di cassa.

Giulio Saturni
architetto