Antiterrorismo, il sistema Europa così non va

Pubblicato da il 18 Gennaio 2015

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Non confondiamo la microcriminalità col terrorismo. Oggi c’è una grande confusione in termini di percezione della sicurezza. I nostri cittadini sentono maggiormente il problema della microcriminalità (derivante in parte anche dall’immigrazione), mentre c’è una preoccupante assenza di percezione di un problema molto più serio, quello dei possibili attentati terroristici. L’Europa e le nostre città si sono rivelate vulnerabili, come ci hanno dimostrato di recente i fatti di Parigi e gli interventi antiterrorismo in Belgio.

I cittadini italiani devono prendere coscienza di questo: non pensiamo che il problema di Parigi sia solo della Francia. Riguarda tutti noi.

Anche il Partito Democratico deve prendere posizione e, soprattutto in Veneto, dire con coraggio quello che la Lega non è riuscita a dire e a fare in 20 anni di politica. Siamo ancora a discutere di problema di sicurezza, ma sempre agganciata alla microcriminalità e all’immigrazione. Non si dice niente o si sottuvaluta la guerra fondamentalista di sottobosco in corso, che va contro tutta l’Europa e che sarà difficile da scardinare senza un’azione forte e unitaria dell’Europa, che come istituzione deve cambiare marcia per non farci sentire vulnerabili.

Bisogna poi avere l’intelligenza di individuare l’interlocutore che si ha davanti. È inutile pensare di essere accoglienti, se non c’è il rispetto tra popoli. È contraddittoria l’azione che facciamo: da un lato si costruiscono le moschee, dall’altro ci lamentiamo dei musulmani. Prima si dovrebbe pensare all’integrazione vera e al dialogo fra le culture. Ma anche su questo la Lega sorvola. L’integrazione va risolta con regole molto chiare, nel rispetto delle identità reciproche.

Oggi l’Italia e l’Europa sono troppo esposte alla minaccia terroristica dell’Isis. È inaccettabile che una persona vada al supermercato con la paura di saltare in aria. Le azioni di protezione del nostro Paese devono essere messe in atto in modo concreto e condiviso fra tutti gli Stati membri, non dalle singole nazioni: l’Europa deve essere più unita di quello che appare.

L’intervento dell’esercito, invocato anche da Flavio Tosi, sarebbe solo l’applicazione di una medicina a una malattia che non si vuole curare. Serve invece un investimento forte di intelligence e prevenzione da parte di Bruxelles: non può e non deve essere una questione solo dell’Italia. Perché ogni bomba che scoppia, provocando distruzione e morte nella società civile, è un fallimento.

Federico Vantini
sindaco di San Giovanni Lupatoto e membro Direzione Nazionale PD

 

 

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