Le consulenze e gli stipendi segreti della Fiera

Pubblicato da il 11 Febbraio 2014 0 Commenti

Mentre tutte le aziende a capitale pubblico si stanno ormai aprendo alla trasparenza (vedi Acque Veronesi, che ha pubblicato gli stipendi del management), altri enti come la Fiera di Verona rimangono dei fortini impenetrabili non soltanto all’opinione pubblica, ma allo stesso Consiglio comunale, che pure è un azionista di primo piano.

Nessun documento di trasparenza è stato pubblicato sul sito istituzionale dell’ente. Inoltre, per ben tre volte (l’ultima delle quali a fine gennaio 2014) i vertici dell’ente hanno respinto una mia richiesta di accesso agli atti riguardante una serie di consulenze, di carattere legale ma non solo, che risulterebbero particolarmente onerose per l’ente e che sarebbero in essere da molti mesi. La cifra dell’esborso sarebbe nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro all’anno e davvero non capisco che cosa impedisca alla Fiera di mettere a disposizione questa documentazione. Quali segreti ci sarebbero da custodire? Da che cosa deriva tutta questa riservatezza?

Nel motivare il diniego all’accesso agli atti, l’Ente Fiera afferma di essere un ente di diritto privato svincolato da regole e procedure proprie del diritto pubblico, più o meno le stesse argomentazioni a suo tempo opposte dalla Fondazione Arena su analoga richiesta del PD, ma che risultarono del tutto immotivate quando promuovemmo ricorso, vincendolo.

Non vorremmo sprecare altro tempo e altre risorse per avere le informazioni che ci sono dovute. Le aziende a capitale pubblico sono dei veronesi e sono tenute alla trasparenza nei confronti dei cittadini e dei loro rappresentanti che le finanziano: ricordo soltanto che nel dicembre 2012 il Consiglio comunale partecipò all’aumento di capitale sociale dell’ente con più di 5 milioni di euro. Aziende ed enti non possono venire sequestrati da una maggioranza politica.

Michele Bertucco
capogruppo PD in Consiglio comunale

 

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